Una storia di tigri

Le tigri piccole diventano tigri grandi.
Una storia di tigri da cui noi tutti possiamo imparare qualcosa.

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Peris, un cacciatore, strisciava silenziosamente per la giungla. Nella mano destra portava l’arco e sulla schiena pendeva la faretra con le frecce. Ad un tratto si fermò. Qualcosa si stava muovendo. Peris sperava che fosse una tigre perché con la sua pelle si sarebbero potute pagare molte mucche. Il cacciatore saltò nell’ombra di un albero e aspettò senza muoversi. Alla distanza di un lancio di giavellotto c’era una tigre che prendeva il sole. Peris mirò e la freccia si allantanò in fretta – e la tigre morì.

Peris sorrise e cominciò a scuoiare il grande animale. Poi sentì istintivamente di essere in pericolo. Prese il giavellotto e si girò. A meno di due passi c’era un cucciolo di tigre. Peris si calmò e prese la tigre giovane e la mise sulle spalle e ritornò al villaggio con le pelli. Lì la gente lo salutò e i bambini risero di gioia quando videro il cucciolo. Anche il capo della tribù venne per lodare l’attitudine di Peris. Però quando vide il cucciolo alzò il giavellotto. Disse:”Una tigre piccola non è un animale pacifico che dovremmo ospitare nel nostro villaggio. Le tigri piccole diventano tigri grandi, e le tigri grandi uccidono.” Però i piccoli bambini lo incalzavano:”Per favore, non ucciderlo. Ha gli occhi molto carini. Mangia la nostra pappa e ha solo i denti piccoli.” Anche Peris voleva tenere la tigre. “è solo un animale piccolo”, disse. “Certo”, disse il capo,”ma le tigri piccole diventano tigri grandi, e le tigri grandi uccidono. Seguite il mio consiglio e lasciatemi uccidere il cucciolo.” Ma tutti si opposero. Ogni giorno davano la pappa di avena al cucciolo e così cresceva. Tutti i bambini giocavano con lui e gli occhi dell’animale rimanevano sempre gentili. Toccavano i suoi denti e zampe grandi senza preoccuparsi. Una mattina il capo ci fu davanti alla capanna di Peris con il coltello da caccia in mano. La tigre adulta venne fuori. Il capo fece alcuni passi indietro con il coltello pronto ad essere usato. Ma i vicini lo impedirono gridando:”Non ucciderla, capo! L’abbiamo allevata con la pappa di avena, ha gli occhi gentili e i nostri bambini giocano con lei. È sicura.” Il capo scosse la testa: “Le tigri grandi uccidono.” Peris rise:”Non ha mai mangiato nient’altro che la pappa, questa tigre non ci farà del male.” Il capo alzò la spalle. “Avete sentito il mio consiglio. È naturale per le tigri che uccidano” Ma nessuno lo ascoltò. Presto la gente del villaggio diceva quando vedeva la tigre: “Sì, è diventato un animale molto forte.” La tigre scodinzolava pacificamente e aveva gli occhi gentili.

Una mattina il figlio più giovane di Peris corse al ruscello e si ferì ad un arbusto spinoso. Il sangue stava colando e il bambino spaventato pianse. La tigre lo sentì e corse al bambino. Leccò la gamba ferita per consolazione. Per un secondo i suoi occhi rimasero marrone e pacifici, però ad un tratto ci entrò una durezza di acciao. La sua grande zampa sfrecciò per l’aria e il bambino colpito cadde in terra. L’animale si girò e ritornò alla capanna del cacciatore. I suoi denti lunghi splendevano e c’era uno splendore freddo, crudele e scaltro negli occhi. Peris sedeva intagliando nella capanna quando vide entrare la tigre. Allo stesso momento i denti e le zampe della bestia colpirono. Il caccitore gridò di paura e prese il coltello in mano ma la forza della “tigre piccola” di un tempo che era cresciuta nel frattempo era immensa. Presto la mano che teneva fermo il coltello si rilassò – Peris era morto. Le notizie dell’accaduto si sparsero velocemente nel villaggio. Tutti correvano confusi e si nascondevano. La tigre strisciava per tutto il villaggio. Con il giavellotto in mano il capo si oppose all’animale. “Li ho messi in guardia”, mormorò. La tigre gli saltò addosso e una lotta per la vita o la morte cominciò. Il capo fu ferito alle mani, ai piedi e all’anca. Ma infine la tigre si trovava morta nel suo sangue. Il capo chiamò la sua tribù. “‘La tigre è morta. Non c’è più bisogno di avere paura. Ma anche Peris è morto, non si è curato del mio consiglio. Le tigri piccole diventano tigri grandi. Le tigri grandi uccidono sempre.”

Chi è la tigre e chi è il capo?

Il nome della tigre è “il peccato”. Perché i peccati piccoli diventano peccati grandi e sia i peccati piccoli che i peccati grandi uccidono. Il capo è il figlio di Dio. Anche lui è stato ferito alle mani, ai piedi e all’anca. È morto perché diventi possibile perdonarci. La Bibbia dice:”Il salario del peccato è la morte.” E un altro passo dice:”Egli è stato trafitto a causa delle nostre trasgressioni, stroncato a causa delle nostre iniquità; il castigo, per cui abbiamo pace, è caduto su di lui e mediante le sue livure noi siamo stati guariti.”

Impara da questa parabola e capisci che non si deve mai giocare con il peccato. Non importa quanto piccolo sia, alla fine ti prenderà via la vita e ti porterà all’inferno.

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