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9. Documento storico attendibile


Il Nuovo Testamento costituisce la fonte storica primaria di informazione sulla resurrezione. Ecco perché molti critici, durante il diciannovesimo ed il ventesimo secolo, hanno cercato di mettere in dubbio l’attendibilità di questa documentazione. Secondo i principi di ammissibilità delle prove, per stabilire l’autenticità di un documento antico bisogna dimostrare che il documento:


– è in condizioni tali da non generare alcun sospetto circa la sua autenticità;


– si trovava in un posto dove, se fosse autentico, una persona logicamente si aspetterebbe di trovarlo;


– è stato ritrovato da almeno venti anni.


Il Dott. John Warwick Montgomery, avvocato e preside della scuola di Diritto “Simon Greenleaf”, a proposito dell’applicazione del principio del documento antico ai testi del Nuovo Testamento, commenta: “Applicato ai vangeli e rafforzato da una seria critica testuale, questo principo non farebbe altro che stabilire la loro validità in qualsiasi tribunale”.


Datazione del Nuovo Testamento


F. C. Bauer, insieme ad altri critici, sostenne che il Nuovo Testamento fu scritto molti anni dopo i fatti, cioè nell’ultima parte del secondo secolo d.C. Egli dunque concluse che esso deriva da miti e leggende di vario tipo che si erano sviluppati durante il lungo intervallo di tempo intercorso tra la vita di Gesù ed il periodo in cui questi resoconti furono messi per iscritto.


Tuttavia, verso la fine del diciannovesimo secolo, furono trovate copie molto antiche di varie parti del Nuovo Testamento. Queste scoperte archeologiche confermarono l’esattezza dei manoscritti del Nuovo Testamento.


Questi ritrovamenti hanno fatto accrescere la fiducia degli studiuosi nella Bibbia. Infatti William Albright, uno degli archeologi più brillanti, scrisse: “Possiamo tranquillamente affermare che non esiste più alcun fondamento per avanzare l’ipotesi che un libro qualsiasi del Nuovo Testamento sia stato scritto dopo l’80 d.C., cioè due entere generazioni prima della datazione del 130 – 150 d.C. proposta dai più radicali critici del nostro tempo”.


Contemporaneamente alla scoperta dei papiri, sono venuti alla luce molti altri manoscritti. Il Dott. John A.T. Robinson, professore al Trinity College di Cambridge, è stato per anni uno dei più illustri critici inglesi. In un primo tempo, egli accettò la teoria degli studiosi tedeschi secondo i quali il Nuovo Testamento fu scritto parecchi anni dopo Cristo, cioè verso la fine del primo secolo. Poi, quasi per gioco, decise di studiare con maggiore accuratezza la questione.


I risultati della sua ricerca furono sorprendenti e lo spinsero a denunciare la “pigrizia”, la “tirannia delle ipotesi non verificate”, e la “quasi voluta cecità” degli autori precedenti. Egli concluse che il Nuovo Testamento è opera degli stessi apostoli e di contemporanei che avevano lavorato con loro, e che tutti i libri che lo compongono incluso quello di Giovanni, dovevano essere stati scritti prima del 64 c.C.


Infine, Robinson sfida i suoi colleghi a cercare di dimostrare che aveva torto, poiché egli è convinto che si gli studiosi riaprono la questione ed esaminano i documenti, i risultati li spingeranno a riscrivere molti libri sull’introduzione al Nuovo Testamento e sulla teologia.


Autorità del manoscritto


Nel 1973, quando terminai la mia recerca sul l’attendibilità della Bibbia e pubblicai “La parola alla difesa”, avevo catalogato ben 14.000 antichi manoscritti solo del Nuovo Testamento.


Più tardi ho revisionato il libro perché nel frattempo avevo compiuto ulteriori ricerche ed avevo nuovo materiale a disposizione. Ora posso enumerare ben 24.633 manoscritti del solo Nuovo Testamento.


L’importanza della quantità dei manoscritti neotestamentari è ancor più rilevante se si considera che nel corso della storia, il secondo libro ad avere il maggior numero di manoscritti è l’Iliade di Omero, di cui sono attualmente esistenti 643 manoscritti.


Il gran numero di manoscritti testimonia l’autenticità del Nuovo Testamento e spinse Sir Frederick Kenyon, una delle principali autorità sull’attendibilità di documenti antichi, a dire: “L’intervallo tra la data delle composizioni originali e quella dei manoscritti più antichi oggi esistenti è così breve da essere di fatto trascurabile, per cui l’ultimo motivo base per dubitare che le Scritture sono giunte a noi sostanzialmente come sono state scritte, è ormai rimosso. Sia l’autenticità che la generale integrità dei libri del Nuovo Testamento sono definitivamente stabilite”.


F. F. Bruce fa la seguente osservazione: “Le prove a sostegno dell’autenticità degli scritti del Nuovo Testamento sono molto più numerose di quello offerte per molti scritti degli autori classici, la cui autenticità nessuno si sognerebbe di mettere in discussione”.


Inoltre afferma: “Se il Nuovo Testamento fosse una collezione di scritti laici, la loro autenticità sarebbe riconosciuta da tutti senza ombra di dubbio”.


Tuttavia, alcuni critici del Nuovo Testamento insistono nel ritenere che fu la chiesa a creare il “detti” e gli “eventi” della vita di Gesù con una serie di miti e tradizioni che si vennero accumulando nei primi decenni dopo la morte di Cristo. Altri asseriscono che i fatti che riguardano la vita di Gesù furono messi per iscritto dopo un intervallo di tempo così lungo da permettere la loro modificazione e deformazione. Così contro le prove, affermano che non possediamo dei resoconti affidabili delle parole e della vita di Cristo.


Cosa possiamo dire a riguardo? Ci sono molte ragioni per credere il contrario, in quanto oggi abbiamo a disposizione delle copie attendibili delle parole originali e degli eventi reali della vita di Gesù Cristo.


Un breve periodo


I manoscritti scoperti e le susseguenti ricerche storiche mostrano che l’intervallo di tempo tra gli eventi della vita di Cristo e la loro registrazione scritta non era sufficiente a corromperne l’accuratezza.


Il Dott. Paul L. Maier, professore di storia antica all’Università di Western Michigan, scrive: “Le tesi formulate secondo cui il cristianesimo abbia inventato il mito della Pasqua dopo un lungo periodo di tempo o che i documenti che lo riguardano siano stati redatti molti anni dopo quell’evento, sono assolutamente infondate.”


Analizzando le conclusioni dei critici, Albright scrisse: “Fra gli studiosi moderni, solo quelli che mancano di metodo e di prospettiva storica, possono costruire una tale rete di speculazioni come quella che i critici hanno usato contro il Vangelo”.


Aggiunse anche che il periodo è “troppo breve per permettere qualsiasi apprezzabile alterazione del contenuto essenziale dei detti di Gesù e persino del modo in cui furono pronunciati”.


Riguardeo l’affidabilità dei manoscritti, Millar Burrows dell’Università di Yale afferma: “Un altro risultato che si ottiene confrontando il greco del testo del Nuovo Testamento, che già avevamo, con il einguaggio dei papiri, che sono molto più antichi, è una maggiore certezza nel fatto che il testo del Nuovo Testamento ci è stato trasmesso con fedeltà”.


Egli continua: “I testi sono stati trasmessi con la massima attenzione, tanto che non esiste alcun dubbio sugli insegnamenti che essi contengono”.


Il ricercatore Howard Vos dichiara che “Sulla base della documentazione letteraria, l’unica conclusione logica a cui si giunge è che l’attendibilità del Nuovo Testamento è infinitamente superiore a quella di qualsiasi altro documento antico”.


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